Non so perché l'ho scritto, e mi risulta difficile credere che sia stato io, è la prima volta che mi cimento, senza istruzioni per l'uso; in ogni caso senza nessuna presunzione o ambizione, voglio sottolinearlo, ad onore e buona speranza di chi questo lo fa per mestiere. Mi è venuto facile, con un sottofondo di piacere sottile, mentre lo immaginavo e lo trasmettevo alle mie dita e le mie dita ai tasti. Tasti allegri, a seguire il ritmo del racconto. Tasti leggeri, come vorrei fosse la vita. Uno scritto naïf. Comincia per caso e per caso finisce. Un luogo senza nome o con pochi nomi, tonalità pastello, senza tempo, dove si sta bene. Non ho seguito una traccia, né uno schema, lo racconto e basta. Le imperfezioni sono il marchio identificativo della spontaneità del lavoro. Bisogna accettarle, ne garantiscono l'autenticità. Lo dico a chi vorrà, suo buon cuore, leggerlo. Sono contento di averlo fatto, e Dio solo sa se ciò potrà ripetersi. Buon viaggio.