Tutto nasce in una casa di Bologna dove la narrazione è un gesto quotidiano, quasi un rituale. Un uomo, una donna, un nonno, una ragazza adolescente: intorno a loro prende forma una rete di voci, memorie, riflessioni, interrogativi. Si parla, si ascolta, si discute. Le storie che attraversano queste pagine non seguono un unico filo lineare, ma si avvolgono e si intersecano come i rami di un albero antico. In questo senso, il libro è una rapsodia: una composizione fatta di frammenti che si illuminano a vicenda, un intreccio di pensieri e racconti dove il tempo e lo spazio si piegano per lasciare posto all'incontro tra chi narra e chi ascolta. Leggere Rapsodia è entrare in questa casa con rispetto e con stupore, come si entra in una biblioteca senza muri, o in un sogno che parla con le immagini delle cose vere. Rapsodia racconta molte verità che si sfiorano, si scontrano, si intrecciano, in un dialogo continuo tra scienza e filosofia, tra amore e conoscenza, tra silenzio e parola. È una dichiarazione d'amore alla parola: fragile e potente,